12/01/15

The Zero Theorem - Il delirio cyber secondo Terry Gilliam.



Ieri finalmente ho colmato una lacuna che mi portavo avanti da troppo tempo: la visione di The Zero Theorem, ultima (finora) fatica di Terry Gilliam, passata in sordina e ancora in attesa di una data di uscita ufficiale in Italia.
Di che si tratta? In sostanza siamo al cospetto di un trip lisergico futuristico nel quale uomo e macchina sono connessi indelebilmente e un Management di orwelliana memoria controlla le vite di moltissime persone, tra le quali vi è Qohen Leth. Questi è il protagonista del film, un solitario genio dell'informatica che vive in una chiesa abbandonata e lavora ad un progetto, lo Zero Theorem, al fine di dare un senso alla propria ed altrui esistenza.

Qohen sembra diretto verso un prossimo burn out lavorativo, dato che tutte le sue forze ed energie vengono assorbite dal tentativo di risolvere un problema matematico apparentemente irrisolvibile. Attorno al protagonista gravitano due personaggi interessanti: Bainsley, una giovane molto attraente dagli obiettivi poco chiari e Bob, figlio adolescente di quel Management (un platinato Matt Damon) che tutto vede e tutto sa.


Fin qui tutto quasi normale, non fosse che Qohen è interpretato da un glabro e schizzato Christoph Waltz, istrione capace di reggere da solo l'intera baracca e di confermarsi uno dei migliori interpreti cinematografici degli ultimi anni. Inoltre il mondo attorno a lui (Londra?) è un'esplosione di colori, abiti assurdi e personaggi macchiettistici perennemente sopra le righe. Tutto fuori dalla chiesa abitata da Qohen è frenesia, follia collettiva incontrollabile dalla quale il protagonista non vuole assolutamente farsi travolgere.
Provate a pensare alle atmosfere complottiste e cyberpunk di Brazil, magistrale lavoro di Terry Gilliam datato 1985, aggiungete un pizzico di psichedelia ipermoderna in stile Enter the Void e  otterrete un prodotto che si avvicina a The Zero Theorem. Siamo di fronte ad una visione fantascientifica del futuro, i cui contorni riusciamo però già a scorgere in lontananza.


Non tutto funziona a meraviglia, specialmente per il fatto che si respira una certa incompletezza di fondo che potrebbe essere stata voluta dal regista, oppure no.
Gilliam riesce ancora a stupire e a dotare i propri film di una certa dose di denuncia, seppure i contenuti non siano più così memorabili come in passato (i vari Monty Python, Brazil, La Leggenda del Re Pescatore, L'Esercito delle 12 Scimmie, etc.).
The Zero Theorem è una sgargiante sfilata di carnevale intrisa di malinconia, condotta da un maestro che ha ancora delle cartucce da sparare, in fin dei conti.
Vi consiglio di visionare quest'opera se siete amanti del Cinema di Terry Gilliam e anche se siete solamente curiosi di assistere a qualcosa di diverso dall'ordinario, in grado di intrattenervi e di farvi assaporare parte della genialità del regista naturalizzato britannico. 


Ah, dimenticavo, se potete gustatevi il film in lingua originale, senza perdere nemmeno una battuta.


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